Home Calendario Documenti News

Apprendimento Cooperativo

Un incontro con Kathy e Norm Green

Il 17 e 18 aprile 2007 la Provincia di Pisa e l’Istituto Tecnico Commerciale “Pacinotti” con il patrocinio del Comune e dell’Università di Pisa hanno organizzato due giornate di studio in Apprendimento Cooperativo tenute dai Proff. Kathy e Norm Green della Niagara University (Canada). Kathy e Norm Green si occupano da tempo di cooperative learning e all’inizio di ogni conferenza spiegano come è nato questo interesse.

(il seguente testo è riportato in forma integrale su www.apprendimentocooperativo.it)



Buongiorno. Sono Norm Green e sono venuto dal Canada per essere con voi oggi.

Trovarmi qui, a parlare in inglese ad un pubblico italiano, mi ricorda la storia di una piccola topolina e dei suoi quattro topolini. La famigliola sta attraversando il pavimento della cucina, quando, da dietro l'angolo, spunta un gattone che si lecca i baffi vedendo arrivare la sua colazione. Improvvisamente la topolina si drizza sulle zampe posteriori e comincia ad abbaiare. Il gatto fugge via e la famigliola si precipita nella tana. Una volta al sicuro, i topolini dicono alla mamma: "Sei stata fantastica! Hai salvato le nostre vite". E la topolina replica: "Sapete, a volte può essere molto utile saper parlare due lingue".

Mi piacerebbe oggi conoscere due lingue, la mia e la vostra, ma è comunque un onore per me essere qui e potervi parlare del cooperative learning, avendo a disposizione qualcuno che traduce.

 

Vengo da un Distretto canadese, a molti chilometri da qui, che si trova sulle rive del lago Ontario, vicino a Toronto, città in cui vivono 400.000 italiani e in cui molte scuole hanno studenti bilingue italo-inglesi.

Se avrete occasione di venirci a trovare, sentitevi benvenuti: avrete la possibilità di vedere il cooperative learning messo in pratica da insegnanti italo-canadesi.

Nel 1982 l'attività scolastica del nostro Distretto, che ha settemila studenti e quattromila insegnanti, è stata sottoposta ad un esame da parte del Ministero, con pessimi risultati: siamo risultati il peggiore, fra quelli di dimensioni simili alle nostre, nella Provincia dell'Ontario.

Io insegnavo lì e certamente la notizia non mi ha fatto piacere. La valutazione era così negativa perché eravamo carenti sotto diversi aspetti: ci mancava visione, avevamo una leadership debole e un insegnamento non soddisfacente. Non riuscivamo a gestire il cambiamento, non organizzavamo il curriculum in un modo efficace. Avevamo poche risorse finanziarie, che ogni anno ci sembravano diminuire, e non avevamo partnership con il nostro territorio. Mancava nello staff il senso di responsabilità, non era chiaro il focus delle attività, gli insegnanti si sentivano isolati e demotivati.

In realtà la situazione era anche peggiore. Avevamo appena concluso un trattato con il Nord America e il sistema industriale si stava rilocalizzando dal Canada al Messico e negli Stati Uniti. Stavamo vivendo una crisi culturale: le persone non erano più interessate ai musei, alla musica classica e alle altre forme della vita culturale. Era in corso anche una crisi politica: gli studenti partecipavano sempre meno ai processi democratici. Le scuole cercavano di contrastare la dispersione, ma perdevano comunque studenti che diventavano dipendenti dal sistema di assistenza sociale. Cosa dovevamo fare?

Molti docenti, nonostante tutte queste difficoltà, si opponevano al cambiamento e, in particolare, a modificare il proprio approccio all'insegnamento. Gli insegnanti avevano proposte valide ma si sentivano marionette, manipolate dal Ministero, per realizzare un curriculum in cui non credevano. Sentivamo che, sotto molti aspetti, ci mancavano le competenze per realizzare quanto ci veniva richiesto. Ci sentivamo disperati, come se avessimo dato la nostra ultima goccia di sangue al sistema di istruzione e ci chiedevamo come avremmo potuto proseguire.

Abbiamo deciso d'iniziare il nostro lavoro usando il cooperative learning e così siamo finiti, nel 1996, ad essere indicati come il migliore Distretto scolastico nell'ambito di un confronto internazionale.

Nel 1996 eravamo diventati un Distretto che dimostrava interesse per l'apprendimento e le possibilità di vita dei propri studenti. Ci hanno detto che sapevamo gestire l'innovazione, il cambiamento e lo sviluppo; che sapevamo come valorizzare le competenze dei nostri insegnanti; che avevamo acquisito una leadership delle scuole innovativa; che riuscivamo a coinvolgere genitori, studenti e altri attori del sistema di istruzione nel nostro progresso e che avevamo raccolto dati oggettivi che certificavano la qualità dei nostri programmi.

Tutto ciò è avvenuto perché abbiamo praticato il cooperative learning in modo efficace, abbiamo cambiato le nostre metodologie d'insegnamento e abbiamo investito gli studenti della responsabilità del loro apprendimento, capendo che those who do the work do the learning: impara chi s'impegna nel lavoro. Abbiamo scelto il cooperative learning per le sue caratteristiche, che sicuramente voi conoscete, e che noi consideriamo così importanti e valide nel lavoro, sia per gli studenti sia per i docenti. Gli insegnanti devono sapere che, lavorando con i colleghi, possono raggiungere il successo e che, operando in gruppo, si rafforzeranno anche come individui.

Lasciatevi guidare, come in un piccolo viaggio, attraverso quello che abbiamo fatto. Il primo intervento è stato la creazione di un sistema di supporto in cui il Distretto promuoveva l'introduzione del cooperative learning fornendo sostegno e risorse. Non era un processo top down, calato dall'alto, ma dall'alto si incoraggiavano gli insegnanti ad attingere strategie nuove che fossero loro utili per raggiungere gli obiettivi. Abbiamo realizzato per quindici anni delle Academies, periodi di formazione di tre-quattro giorni ciascuno sul cooperative learning, predisponendo un programma sufficientemente lungo da permettere a tutti gli insegnanti interessati di partecipare. Dovevamo convincere i docenti dell'utilità di questa metodologia nelle lezioni: l'unico modo per ottenere questo risultato era far sì che vedessero dei colleghi metterla in pratica in classe. Sono state proposte esperienze di formazione su strategie anche diverse dal cooperative learning: sapevamo che, per riuscire nella vita in Canada, agli studenti occorreva disporre di un insieme di competenze nuove.

In una società basata sull'informazione e sulla conoscenza, i ragazzi hanno bisogno di sapere come analizzare, sintetizzare e valutare e di avere capacità di problem solving. In un momento di trasformazioni molto rapide, il modo migliore di affrontare il cambiamento è il lavoro di gruppo.

Avevamo anche bisogno che i nostri insegnanti capissero come funziona il cambiamento e che cosa sarebbe capitato nel tentativo di imparare qualcosa di nuovo. Abbiamo parlato loro del momento di difficoltà legato all'introduzione di un cambiamento: se durante la formazione, tutto sembra molto chiaro, al ritorno in classe ci si trova di fronte ad una realtà diversa, in cui pare non applicabile quanto dimostrato dai formatori. Questa situazione, chiamata implementation deep¸ è caratterizzata dalle inevitabili difficoltà iniziali, connesse all'avvio di un cambiamento. Collaborando, scambiandosi idee, risorse, stimoli, gli insegnanti possono riuscire in qualche modo a superare i problemi legati all'introduzione del cooperative learning all'interno delle classi e delle lezioni. I nostri docenti sono riusciti a comprendere l'implementation deep e adesso, quando avviano un cambiamento e si trovano di fronte alle difficoltà iniziali, capiscono che stanno procedendo sulla via corretta, consci che queste prime avversità dimostrano che stanno effettivamente introducendo delle innovazioni nel loro modo di lavorare.

Da noi gli insegnanti vengono mandati a formarsi in coppia, insieme al Dirigente scolastico, in modo che, tornando a scuola, possano lavorare insieme per introdurre il cooperative learning. Un paio di mesi dopo, altri due colleghi partecipano alle esperienze formative e, al rientro, possono essere affiancati da coloro che hanno preso parte al training prima di loro e che stanno già lavorando con questa metodologia. Così il Distretto ha fornito una continua formazione che ha sostenuto gli insegnanti nel superamento dell'implementation deep.

La principale innovazione è stata comunque l'introduzione del cooperative learning nell'insegnamento: sono stati creati dei modelli per raccogliere le lezioni realizzate con questa metodologia in modo da poterle condividere con tutti gli altri insegnanti della Regione. Si è creato così un insieme di risorse sul cooperative learning cui i docenti possono ricorrere quando cominciano ad utilizzarlo nelle proprie classi. Il cooperative learning è usato ora a tutti i livelli: negli incontri con i genitori, con gli enti rappresentativi del territorio, con gli insegnanti.

Dopo quattro anni di lavoro sono stati invitati due ricercatori famosi a livello mondiale, Roger e David Johnson, perché verificassero se stavamo effettivamente mettendo in pratica il cooperative learning. E' stata contattata l'Università, informando che ogni dottorando, che avesse voluto indagare il tema della collaborazione, sarebbe stato accolto nel nostro Distretto. Gli insegnanti sono stati incoraggiati a condurre proprie iniziative di ricerca-azione, lavorando in una classe con il cooperative learning e in un'altra senza, analizzando le differenze che emergevano e confrontandosi con i colleghi sui risultati. Il sistema continuava a fornire incoraggiamento e sostegno e diventava, a mano a mano, più facile reperire ulteriori risorse finanziarie per sostenere un progetto che aveva successo. Sono state offerte altre occasioni di formazione, promossa la realizzazione dei programmi, favorita la pianificazione basata sulla scuola, incoraggiati studi critici, creata una spirale verso l'alto, dalle debolezze iniziali fino ad una situazione di forza.

Gli insegnanti si sentivano molto meglio se messi in connessione gli uni con gli altri: condividevano risorse che rendevano loro il lavoro più facile e, soprattutto, traevano piacere dall'insegnamento, vedendo i propri studenti imparare. I ragazzi diventavano sempre più motivati nell'apprendimento: ogni giorno diventava per loro una sfida vissuta con divertimento. Per gli allievi, i benefici erano chiari e gli insegnanti potevano disporre di un repertorio di competenze e di un linguaggio comune, per illustrare cosa stavano facendo nel loro insegnamento.

Si poteva imparare con altri colleghi e osservare che gli studenti assumevano sempre maggiore responsabilità verso l'apprendimento e acquisivano competenze sia sociali sia accademiche. Stavano diventando proprietari delle strategie del cooperative learning anche nelle presentazioni fatte ai compagni di classe. I Dirigenti scolastici si sentivano a proprio agio perché disponevano delle competenze necessarie per guidare le riunioni degli organi collegiali: gli insegnanti erano diventati disponibili all'apprendimento continuo come gli studenti.

All'inizio del cammino avevamo di fronte a noi una strada e potevamo percorrerla in modo "naturale" o "miracoloso".



I professori Green ci hanno lasciato gentilmente il materiale delle due conferenze (17 aprile Pisa – 18 aprile Pontedera) che proponiamo nella convinzione che possa essere di interesse.

Oltre alle due presentazioni e agli allegati delle stesse (Appendice, Obiettivi didattici dai programmi tedeschi - scozzesi e norvegesi, Pictures for discussion), proponiamo alcuni documenti riguardo a studi su come iniziare l’apprendimento cooperativo con bimbi piccoli e in particolari materie1 come chimica, informatica, lingua e, naturalmente, matematica.

Proponiamo infine un documento dei professori Green su come preparare gli studenti a lavorare insieme.


1 Le altre materie le proponiamo con l’idea che sia importante proporre anche agli docenti di altre discipline della classe in cui lavoriamo un lavoro di questo tipo per un percorso comune.